Se anche voi siete degli appassionati cultori della cronaca del belpaese come me, non vi sarà sfuggito qualche giorno fa la notizia dell’attacco di Salvini da parte di un gabbiano romano. Il nostro aitante Ministro dell’Interno stava infatti coraggiosamente salendo sul tetto del Viminale durante una diretta Facebook (che prodezze amici, che prodezze!) quando arrivato sulla cima massima del sacro edificio, un grosso e temibile gabbiano, probabilmente sinistroide, l’ha accerchiato dimostrandogli tutto il suo dissenso a suon di garriti e stridii.
Il video a supporto di questo bizzarro incontro mi ha creato un vero scoppio di ilarità: quando sono triste o arrabbiata, il caldo mi attanaglia e mi fanno male i piedi (come stasera), o quando penso che non so come andranno a finire le cose in questo paese, o a che deriva sociale e di costumi mi toccherà assistere, penso che in fondo c’è una sorta di legge dell’equilibrio nel cosmo, a cui tutti volenti o nolenti siamo soggetti, e che forse non prevede un contrappasso, nel senso più puntuale del termine, ma una sorta di bilanciamento karmico, per cui anche un gabbiano può molto in termini di dissenso sociale.
Trovo anzi che i pennuti che vivono nelle città, insieme ai ratti e agli scarafaggi, siano in generale un grande esempio di resistenza sociale e genetica: nonostante i tentativi di disinfestazione protratti ad opera dell’uomo, resistono e dilagano nelle case, cibandosi dei rifiuti che produciamo e molto e spesso e volentieri propagando orribili malattie, che come la peste nel 300’ (anche se c’è una teoria degli ultimi anni per cui sembra che non siano stati i ratti a veicolarla, ma i pidocchi umani), hanno rischiato di estinguerci. Quindi in fondo, anche Salvini avrebbe dovuto riflettere, e non ignorare l’ira del gabbiano che, forse più di un “mostro pterodattilo”, come da lui definito, rappresenta una sorta di grande feedback cosmico del suo operato.
Io, che sono sempre alla ricerca di segni da leggere sulla bontà della mia condotta, ne sarei grata. Sarebbe rincuorante sapere che, al di là della propria percezione su come stiamo amministrando la nostra vita, nel cosmo esistono dei gabbiani mentori, gratis oltretutto.
In realtà anche se non ho un gabbiano per amico, credo di essere sulla buona strada come Salvini, perché una gazza, dopo aver bazzicato per mesi sul mio terrazzo, ha deciso di adottarmi. Io le lascio del riso soffiato e in cambio lei mi onora della sua presenza quasi quotidianamente. In questi giorni di caldo matto e infernale, le ho anche messo anche un bacile colmo d’acqua dove poter bagnarsi all’occorrenza. Sembra apprezzi: mi lascia deiezioni felici sul balcone, e ogni tanto, la intravedo dalla finestra spiare dentro casa con uno sguardo curioso.
In un modo strano e anche vagamente antropocentrico, ho stabilito che abbiamo creato un rapporto. Io che sono un po’ romantica e anche un po’ gitana, l’ho già investita del ruolo di animale guida. Credo che potrei soffrirne in autunno quando migrerà, se migrerà.
Ho scoperto facendo delle puntuali ricerche su Wikipedia per colmare le mie lacune sull’argomento, che la gazza è uno degli animali più intelligenti di tutti, perché il rapporto fra la grandezza del suo cervello e la grandezza del suo corpo, è paragonabile solo ai cetacei, all’uomo e agli scimpanzé.
Cito:
“Le gazze, infatti, mostrano rituali sociali complessi, che evidenziano la presenza di cognizione sociale, immaginazione, memoria episodica, autoconsapevolezza (la gazza è uno dei pochissimi animali ad aver passato con successo il test dello specchio) e perfino del lutto.”
Insomma sembra che la mia amica gazza abbia delle competenze ben superiori a quelle del nostro ministro dell’Interno o della Meloni, che ieri ha proposto di affondare le navi che trasportano i migranti, come se tutto ormai, la vita, la morte, il rispetto del prossimo fosse diventato una grande partita a Port Royal.
Io non ci sto, e anzi mi soffermo a pensare, che forse la mia amica gazza mi ha ricordato qualcosa che già sapevo, ma su cui è sempre bene fare un ripasso: cioè come prendersi cura di qualcuno sia una delle forme più alte di rispetto e empatia, e che l’uomo, auto-proclamandosi l’essere più intelligente di tutto il creato, dovrebbe esserne prode ambasciatore invece di pensare a difendere casa sua e quello che succede a 10 metri dai suoi perimetri.