Tesi Sto vivendo, penso come molti italiani, un momento di confusione e sbigottimento. Mi sento come una a cui stanno rubando l’auto sotto gli occhi e lo shock è così forte che non riesce a reagire. Sta ferma lì, guarda il ladro che le ruba la macchina e solo quando tutti e due si sono ormai definitivamente allontanati, realizza che non solo è stata derubata, ma che nella sua inerzia è diventata anche complice di quel furto.
Guardo il neo governo e non so cosa pensare.
All’inizio sono stata colta da un’ondata di rabbia, non tanto nei confronti del Di Maio o Salvini di turno, ma di tutti coloro che non sono riusciti a creare un’alternativa politica valida e hanno lasciato spazio ai facili populismi. Forse sarebbe successo comunque, un tempo c’erano i “terroni” per la Lega, adesso ci sono i migranti ed è un classico che invece di avere il coraggio di guardare il mostro che vive dentro di noi, si trovi qualcuno all’esterno su cui proiettare tutti i fantasmi di una società in declino come la nostra. Ho pensato che questo governo non mi rappresenta per nulla, che non mi ritrovo nelle parole che si spendono e negli obiettivi di cui si parla.
Forse i miei ragionamenti sono inquinati dalla posizione da privilegiata da cui parlo: vivo in una prospera città del Nord Italia con un tasso di disoccupazione basso, la sanità funziona, i servizi anche, non rischi di morire per un intervento di appendicite, e nonostante tutti i contro che si possono poi trovare, ho una qualità della vita probabilmente superiore a diversi miei coetanei (in termini lavorativi e di prospettive future).
Quindi a posteriori è facile sentirsi diversi da coloro che Salvini e Di Maio li hanno votati, pensare come sia stato e sia possibile che così tante persone si siano affidate a questi due partiti politici è un argomento caldo. La verità è che non c’era un’alternativa valida, e che decenni di mala politica e crisi delle istituzioni, hanno portato questo paese a una condizione di sfiducia totale nei confronti dello Stato. Lo si vede nelle derive no vax (lo Stato avvelena i miei figli), nelle aggressioni quotidiane a carico della Scuola (insegnanti picchiati o bullizzati dai genitori), nella giustizia fai da te, nella rabbia che si percepisce dalle parole degli italiani che si sentono presi in giro dalle istituzioni.
Direi che ci sono sacrosante ragioni dietro a tutto questo. Se abitassi a Roma e vedessi la città più bella del mondo languire nel degrado, mi arrabbierei. Pago le tasse, sono un onesto cittadino e i miei soldi finiscono in buchi neri che non solo non preservano l’ambiente in cui vivo, ma sollazzano orribili individui corrotti e mafiosi.
Antitesi Ok ci sta tutto, il disgusto, la stanchezza, l’apatia politica. Però non riesco a levarmi di torno la sensazione che in realtà i politici che abbiamo siano lo specchio (parziale), del popolo che siamo. Ce li meritiamo. L’italiano nello Stato non cerca un partner, ma un padre, che lo coccoli, lo curi, lo mantenga, ma non gli rompa neanche troppo le palle con le regole. Perché in quel caso, da buon papà, diventa un’ istituzione da combattere, eludere e ove possibile imbrogliare.
Ci pensavo giusto poco tempo fa, che anche in me, alberga un seme di quel lamentio denso e inerte di questo paese. Quella piccola voce che ci ripete che nulla potrà cambiare, che le cose vanno così, che tanto tutti i politici sono uguali.
In me si manifesta con una mancanza di assunzione di responsabilità degli aspetti da migliorare della mia vita. Mi lamento, coltivo i rimpianti dedicandogli energie e nostalgie, ma non faccio nulla per migliorare la situazione, convinta che ormai il mio destino sia questo.
Penso di essere un’onesta cittadina, perché pago le tasse, pago per i servizi di cui mi avvalgo, non sono mai salita su un mezzo pubblico senza pagare il biglietto, sono una lavoratrice operosa e mi reputo anche una persona educata.
Però non combatto i soprusi, se vedo qualcuno che si comporta in modo prepotente non dico nulla, lascio passare, se non mi fanno lo scontrino non mi oppongo, quando il mio dentista mi chiedeva se volessi la fattura o meno, spesso ho detto che non mi interessava, facesse lui. Mi interesso di politica ma tiepidamente, se posso delegare delego a chi reputo sia più preparato o interessato di me.
Piccoli peccati d’inerzia che sommati fanno lo spirito di una nazione. Quindi si, mi sento completamente diversa da un finto invalido che si dichiara cieco e poi va al mercato a fare la spesa, da quelli che si fanno timbrare il cartellino dai colleghi e poi vanno al mare, sono diversa dall’insegnante perennemente in malattia, dagli evasori fiscali, da quelli che si dichiarano nullatenenti e poi hanno una flotta di SUV nel box, da quelli che non fanno la raccolta differenziata o che parcheggiano nel parcheggio dei disabili.
Sintesi Mi ripeto che non sono così, ma la realtà è che sono anche così. E finché non impareremo a combattere questo virus, non ci saranno Salvini o di Maio che tengano, le cose probabilmente, non cambieranno mai.