Venerdì 17

Eziologia della sfortuna

Nonostante mi sia sempre reputata una persona ragionevole, saldamente ancorata ai principi dell’illuminismo e militante per la “lotta al sonno della ragione”, la vecchiaia galoppante mi sta facendo rivedere alcune delle certezze che in gioventù non avrei mai contestato.

Quando avevo vent’anni mi facevo beffe della superstizione, rompevo specchi quasi a voler sfidare la sorte, passavo sotto le scale e il sale caduto in tavola  per me non era altro che del banale cloruro di sodio.

Ebbene, superati i trenta, le mie razionali certezze hanno cominciato a vacillare, in parte a causa di una serie sfortunati eventi accaduti in circostanze precise. Tipo il da poco passato venerdì 17 marzo 2017, che si è configurato come una delle giornate peggiori dell’ultimo periodo. Non so se questo sia da attribuire al fatto che fosse venerdì 17, o al fatto che ci fosse il 17 anche nell’anno, ma tant’è che il dramma si è consumato.

Avevo avuto delle piccole avvisaglie in mattinata che con arroganza ho impunemente ignorato, e che hanno avuto un roboante climax nel primo pomeriggio, quando in ufficio si è scatenato l’orrore: una mail fintamente gentile mi comunicava che avrei dovuto rifare il lavoro di tutta una settimana entro sera. Ai primi minuti di incredulità e terrore sono susseguiti dei rush di adrenalina e disperazione che mi hanno regalato un’espressione (nonché un sottotono), molto simile a quella di Lou Ferrigno nell’Incredibile Hulk.

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Sopravvissuta (non so come) ad un conseguirsi di extrasistoli – telefonate concitate – proteste – disperazione – telefonate concitate – extrasistoli – isteria – morte – risoluzione del problema, ho pensato che potevo stare tranquilla, il mio tributo al nefasto venerdì era stato pagato e mi sono sentita quasi fiduciosa che la cosa potesse concludersi così.

Giammai c’era stato nella storia dell’umanità, un giudizio più affrettato. Una volta giunta a casa ho dovuto affrontare un’apocalisse di deiezioni canine sparse con metodo sul pavimento (cane anziano e incontinente, ma molto simpatico), e non ultimo una plafoniera in vetro si è staccata dal soffitto schiantatosi a terra un minuto dopo la mia uscita dalla doccia. Ho rischiato il classico incidente domestico potenzialmente fatale. Quelli che negli anni novanta, quando io ero piccina, ci avevano costruito un programma  televisivo in onda su Raitre il sabato sera, l’orribile e allo stesso tempo affascinante:”Ultimo Minuto”, un susseguirsi di macabri incidenti accaduti a persone che non sempre sopravvivevano, e che credo abbiano turbato il mio subconscio più di Twin Peaks.

La fatalità e concentrazione di questi sfortunati eventi mi hanno costretta ad una riflessione più ponderata sulla superstizione e ho deciso di recuperare questo bellissimo libro pop-up, che mi regalò ai tempi un ex collega per scoprire tutti i gesti indispensabili scaccia-sfortuna, di cui a questo punto sento di avere un grande bisogno.

The guide for the Unlucky

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Una preparazione di questo tipo si rende indispensabile, per affrontare serenamente questa nuova fase della mia vita in cui se non mi asciugo i capelli la sera vengo colta da orribili attacchi di cervicale.

 

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